Dazi, l’accordo Usa-Cina (e cosa cambia per il commercio internazionale)

Dopo mesi di tensioni economiche, Stati Uniti e Cina hanno raggiunto un primo accordo a Ginevra per ridurre significativamente i dazi reciproci, segnando una tregua temporanea nella guerra commerciale avviata dal presidente Usa Donald Trump. L'intesa prevede una riduzione dei dazi statunitensi dal 145% al 30% e di quelli cinesi dal 125% al 10%, con effetto immediato e una durata prevista di 90 giorni. «Nessuna delle due parti vuole un decoupling economico. Vogliamo il commercio, vogliamo un commercio più equilibrato e credo che entrambe le parti siano impegnate a raggiungere questo obiettivo», ha rimarcato il segretario del Tesoro americano Scott Bessent, durante la conferenza stampa sui dettagli dell’accordo. Certo, per normalizzare gli scambi occorrerà tempo. Basta pensare che per Seatrade Maritime, non si prevede un’immediata ripresa del traffico marittimo tra Cina e Stati Uniti. Gli analisti stimano che ci vorranno almeno quattro settimane prima di osservare un aumento significativo dei volumi di spedizione.
L'intesa ha ovviamente implicazioni significative per lo scacchiere del commercio globale e soprattutto per l'Ue. Trump commentando l’accordo di Ginevra ha detto che «l’Unione Europea è, sotto molti aspetti, più sgradevole della Cina. Abbiamo appena iniziato con loro. Abbiamo tutte le carte in mano. Ci hanno trattati in modo molto ingiusto». I negoziati Usa-Ue stanno proseguendo ma a un mese dalla tregua di 90 giorni - con la riduzione dei dazi al 10% per i beni Ue - non paiono esserci grandi passi avanti. Anche per questo sia l'ex presidente Bce, Mario Draghi, che il presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in queste ore hanno invitato l'Europa ad agire coesa.
Sebbene l'accordo di Ginevra rappresenti quindi un passo positivo verso la de-escalation delle tensioni commerciali, rimangono ancora molte incertezze. La durata limitata dell'accordo e l'assenza di un meccanismo di enforcement chiaro sollevano dubbi sulla sua sostenibilità nel lungo termine. Al punto che le imprese globali, in particolare quelle cinesi, continuano a ristrutturare le proprie catene di approvvigionamento per ridurre la dipendenza da singoli mercati, una tendenza che potrebbe ridefinire il commercio internazionale negli anni a venire.