Transizione 5.0, a rischio i miliardi per le imprese: pesano ritardi e burocrazia

Transizione 5.0, a rischio i miliardi per le imprese: pesano ritardi e burocrazia

Il programma “Transizione 5.0”, pensato per accompagnare le imprese italiane nella doppia sfida della digitalizzazione e dell’efficientamento energetico, rischia di diventare un’occasione sprecata. Nonostante siano stati messi a disposizione oltre 6 miliardi dai fondi Pnrr in agevolazioni fiscali, i contributi faticano a raggiungere le aziende per colpa di ritardi procedurali. Il piano avrebbe dovuto rappresentare la naturale evoluzione di Industria 4.0: non più solo incentivi per macchinari connessi, ma anche interventi per ridurre i consumi energetici e adottare tecnologie verdi. Al momento Transizione 5.0 rientra tra le misure per le quali è in corso una istruttoria per la rimodulazione e mercoledì il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, riferirà al Senato sulla revisione del Pnrr. Le esigenze di rimodulazione del Pnrr, legate alla accertata impossibilità di conseguire gli obiettivi nei tempi previsti, riguardano 34 misure, per un ammontare pari a circa il 7,3% delle risorse, per un totale di 14,15 miliardi.

L'impasse del piano 5.0 per le imprese è collegato al ritardo dei decreti attuativi che avrebbero dovuto chiarire criteri e modalità di accesso. Questo ha generato incertezza, frenando ordini e investimenti: molte imprese, soprattutto manifatturiere, hanno preferito aspettare piuttosto che rischiare di restare escluse. A complicare il quadro c’è poi la burocrazia: per accedere al credito d’imposta al 45% è necessario presentare certificazioni energetiche, dimostrare un taglio dei consumi e rispettare una lunga serie di adempimenti gestiti dalla piattaforma GSE. A ciò si aggiunge l’obbligo di versare un anticipo sul progetto per prenotare l’incentivo, un impegno che non tutte le aziende possono permettersi in un contesto di liquidità ridotta. Un altro fattore critico è il tempo: le misure sono valide fino al 2025, e la finestra temporale rischia di essere troppo stretta per mettere in campo investimenti complessi. Per questo, il governo sta valutando la parziale rimodulazione delle risorse.

Un continuo rivedere le regole non fa che aumentare l’incertezza. Se la situazione non cambierà in fretta, i fondi rischiano di restare inutilizzati e di tornare nelle casse pubbliche o, peggio, di essere riallocati ad altri capitoli di spesa. Sarebbe un paradosso: un piano nato per spingere innovazione ed ecosostenibilità potrebbe trasformarsi nell’ennesima occasione mancata, penalizzando proprio quelle aziende che avrebbero più bisogno di sostegno per restare competitive.

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