L’INTEGRAZIONE DEI CRITERI ESG NELLA VALUTAZIONE DEL MERITO CREDITIZIO
In un contesto in cui la sostenibilità sta diventando un driver strategico per le imprese, le normative europee stanno incidendo in modo sempre più significativo sui criteri di valutazione del merito creditizio da parte del settore finanziario.
In questa direzione, l’Autorità Bancaria Europea (EBA) ha pubblicato le linee guida sulla gestione dei rischi ESG che introducono una novità di grande rilievo: per la prima volta le banche saranno obbligate a integrare in modo sistematico il rischio ESG nei propri modelli di valutazione del rischio di credito. A questo fine, i fattori ambientali, sociali e di governance dovranno essere analizzati con la stessa rilevanza dei dati economico-finanziari, valutando come incidono sul modello di business delle imprese e sulla loro capacità futura di generare valore.
L’entrata in vigore è ravvicinata: l’obbligo sarà effettivo già dall’11 gennaio 2026 per le grandi banche, mentre le istituzioni più piccole e non complesse avranno tempo fino all’11 gennaio 2027 per adeguarsi. In risposta, gli istituti di credito stanno intensificando la richiesta di dati ESG alle imprese clienti, con l’obiettivo di raccogliere indicatori puntuali e integrarli nella valutazione del merito creditizio. Il risultato? Un buon profilo ESG potrà tradursi in condizioni di finanziamento più favorevoli, mentre una forte esposizione ai rischi di sostenibilità potrebbe avere un impatto negativo su rating e costo del credito.
Va considerato anche il legame tra sostenibilità e solidità aziendale. La gestione attiva dei temi ambientali, sociali e di governance può infatti migliorare le performance economico-finanziarie di un’impresa e, di conseguenza, la sua capacità di rimborso del debito. Integrare i criteri ESG nella strategia aziendale non rappresenta dunque solo una risposta alle pressioni normative, ma anche un’opportunità per posizionarsi in modo competitivo in un mercato sempre più sensibile alle tematiche ESG.