Geopolitica, Ai e incertezza: le previsioni economiche al 2026. Cosa possiamo aspettarci
Incertezza geopolitica, politica monetaria in fase di transizione e forte accelerazione degli investimenti in intelligenza artificiale. Saranno questi i fattori chiave del 2026 che viene considerato dagli economisti come un vero e proprio anno di adattamento. Negli Stati Uniti, la Federal Reserve ha avviato un graduale allentamento monetario dopo aver riportato l’inflazione sotto il 3%, ma resta vincolata a un approccio prudente a causa delle incertezze legate alla politica commerciale del presidente Donald Trump. L’inflazione è in rallentamento, ma non ancora definitivamente sconfitta. Un soft landing nel 2026 appare possibile grazie a un mercato del lavoro meno rigido, a incrementi di produttività legati all’IA e a potenziali revisioni o sospensioni dei dazi, anche per via degli attesi interventi della Corte Suprema.
In Europa, il 2026 si aprirà con un cauto ottimismo: crescita moderata, inflazione sotto controllo, ma domanda interna debole, ritardi negli investimenti in R&S e forte dipendenza dal credito bancario. I programmi UE per l’innovazione saranno cruciali per colmare il gap tecnologico, mentre rischi politici e fiscali restano i principali fattori di downside. Sul fronte valutario si è visto nel 2025 un apprezzamento dell’euro, sostenuto dalla debolezza del dollaro e dal suo ruolo di parziale valuta rifugio. I mercati azionari globali sono stati poi dominati nel biennio 2024-2025 dal rally dei titoli AI, una corsa paragonabile alla bolla dot-com. Il 2026 sarà quindi un momento della verità, l'anno in cui vedremo se utili e margini giustificheranno gli enormi investimenti in data center e infrastrutture AI.
E l’Italia? Il nostro Paese si distingue per alcuni elementi positivi in chiusura d'anno: inflazione tra 1% e 2%, disoccupazione ai minimi dagli anni ’80 e un mercato obbligazionario appetibile. Va però segnalato il recente record del debito pubblico denunciato da Bankitalia, la crisi dell'industria e i salari che restano tra i più bassi in Europa. I consumi interni restano infatti al palo con il Pil italiano che è atteso in crescita solamente dello 0,8% nel 2026 secondo gli ultimi dati Istat.