Le donne nei Cda? Fanno bene al business

Le donne nei Cda? Fanno bene al business

Sempre più donne ai vertici delle aziende quotate. Dall’introduzione della legge sulle quote rosa, nel 2011, i board italiani hanno visto aumentare in modo consistente la presenza femminile. Nei Cda abbiamo la percentuale di donne più alta nella storia del nostro Paese: le donne oggi pesano per il 36 per cento secondo le ultime analisi della Consob. Un salto importante se consideriamo che nel 2010 erano appena il 7 per cento. Ma quali sono gli effetti di questa piccola, grande, rivoluzione? In primo luogo, si legge nel report 2018 di Consob, l’ingresso delle donne nelle stanze dei bottoni ha migliorato la qualità e la competenza dei board. Con l’ingresso delle nuove amministratrici in particolare si è ridotta l’età media dei consiglieri ed è aumentata la diversità in termini di età. Alla presenza femminile, spiegano da Consob, «è associata anche una maggiore diversificazione dei profili professionali». In più l’impatto è stato positivo anche in termini di istruzione media. Bisogna infatti considerare che ben il 91 per cento delle donne che siede oggi nei consigli di amministrazione è laureata.

Ma l’impatto più interessante riguarda il business. L’arrivo delle donne nei Cda ha migliorato le performance economiche delle aziende. Secondo l'ultimo Quaderno di ricerca pubblicato da Consob i principali indicatori di redditività aziendale migliorano quando ai vertici ci sono donne. L’analisi prende in esame le società quotate in un arco di tempo molto ampio che va dal 2008 al 2016, arrivando a conclusioni interessanti. Secondo gli esperti, posta la presenza di donne al 40% nel board, un aumento di un punto percentuale della presenza femminile in un Cda porta a un miglioramento del Roa (Return on assets) di oltre un punto. Affinchè si registri questo effetto positivo occorre però una presenza femminile massiccia. Le stime evidenziano che la presenza delle donne incide positivamente a patto che superi una soglia critica, oscillante tra il 17 e il 20 per cento. In altre parole, la minoranza femminile può arricchire il dibattito consiliare e favorire una gestione più efficace della società solo se raggiunge un peso minimo. Che tradotto significa: se si vuole aumentare la redditività può essere una buona idea avere molte donne al vertice. La buona notizia è che ormai quasi tutte le società quotate hanno applicato la legge sulle quote rose. Resta ora da capire se anche le realtà non quotate riconosceranno nei prossimi anni alla diversità nei board un ruolo di primo piano nella creazione di valore.

 

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