Finlandia, l’idea della premier Marin: in ufficio 4 giorni a settimana. Possibile in Italia?

Finlandia, l’idea della premier Marin: in ufficio 4 giorni a settimana. Possibile in Italia?

Ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni. Negli ultimi giorni i giornali di tutto il mondo non hanno parlato d’altro. Merito della premier finlandese Sanna Marin - 34enne al vertice della coalizione di centrosinistra - che in un comizio aveva parlato dell’ipotesi di ridurre l’orario lavorativo dei dipendenti. Nello specifico, Marin aveva ipotizzato una settimana lavorativa da quattro giorni oppure una giornata lavorativa da sei ore. A onor del vero, si tratta di idee non inserite nel suo programma di governo tuttavia si è aperto il dibattito sulla fattibilità di una simile proposta. 

Nel Regno Unito si parla da anni di ridurre a 4 giorni la settimana lavorativa, una soluzione che trova il sostegno dei principali sindacati e di parte del Partito Laburista, che ha anche commissionato uno studio in merito. Non mancano però le sperimentazioni. Ad agosto 2019 la divisione giapponese di Microsoft ha applicato la settimana lavorativa di 4 giorni: il progetto ha visto 2.300 impiegati lavorare cinque venerdì in meno senza subire tagli di stipendio né modifiche del piano ferie. Risultato? Le vendite per impiegato sono aumentate del 40 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando i dipendenti avevano lavorato con il classico orario di cinque giorni alla settimana. La società ha inoltre rilevato un miglioramento nei suoi consumi, con un calo del 59 per cento delle pagine stampate e una riduzione del consumo di energia elettrica pari al 23 per cento. Il 94 per cento dei dipendenti ha detto di essere rimasto soddisfatto dal test, che ha permesso di avere più ore libere nella settimana.“Si lavora meno, si riposa meglio e si impara molto” ha sintetizzato Takuya Hirano, presidente e ceo di Microsoft Japan.

Ma in Italia sarebbe applicabile questo sistema? Il tema è complesso. L'ultima riduzione dell'orario risale al 1969 e i sindacati si sono detti dubbiosi rispetto alla proposta. In primo luogo perché bisognerebbe introdurre una legge valida a livello nazionale che difficilmente sarebbe in grado di soddisfare le esigenze di tutte le aziende prima che dei lavoratori. In più il rischio è che le giornate lavorative diventino molto più stressanti per completare in minor tempo la stessa mole di lavoro. Gli impiegati andrebbero poi tutelati. Alcune aziende potrebbero utilizzare la scusa della riduzione delle ore lavorate per ridurre gli stipendi.

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