Coronavirus, la pianificazione finanziaria può salvare l’azienda
Una pianificazione attenta e modulata che tenga conto della burocrazia italiana. Questo il consiglio di Federico Palmieri, presidente & managing partner di Scoa, alle aziende, piccole e grandi, chiamate a una gestione finanziaria attenta nei giorni successivi all'emergenza Covid-19.
«In questa fase 2 - spiega - una prima strategia è ragionare sul lungo periodo ma tenendo conto delle difficoltà burocratiche esistenti. Bisogna essere consapevoli, ad esempio, che gli aiuti governativi non sono una soluzione immediata ma hanno tempistiche lunghe». E questo vale sia per i finanziamenti alle imprese sia per la richiesta di ammortizzatori sociali, che in questi giorni stanno avendo ritardi importanti in termini di erogazione. Per richiedere i finanziamenti un’azienda oggi deve poi passare per le banche e produrre un quantitativo di documenti per cui è necessario un lavoro estremamente complesso. «È il caso di una nostra azienda cliente del settore metalmeccanico, con un rating mediamente buono. Ha avviato un’istruttoria per finanziamento ai sensi del Decreto Liquidità settimane fa. Peccato che il set documentale richiesto dall'istituto di credito per montare l’istruttoria richiedesse tre settimane per essere messo insieme».
Complesso poi affrontare il tema dell’autocertificazione. «L’imprenditore deve autocertificare i danni subiti durante l’emergenza Covid-19 ma non è banale. Ad esempio se un’azienda ha oggi un portafoglio ordini che è calato di un quarto sullo stesso trimestre dell’anno scorso ne vedrà gli effetti finanziari solo in futuro. Come fa a stimare la perdita economica o anche solo a quantificare gli insoluti?».
L’invito è, in breve, non considerare l’aiuto di Stato come una panacea ai problemi di liquidità dell’impresa e cercare soluzioni efficaci. Cosa fare quindi per evitare danni ulteriori? «A livello finanziario è utile ipotizzare scenari diversi: dal migliore al peggiore. E per ciascuno di essi immaginare una risposta. In altre parole preparare dei business plan specifici», aggiunge Palmieri. «In questo modo si aumenta la resilienza e la capacità di reazione dell’azienda oltre a tutelarne la competitività in un'economia in crisi». Il rischio infatti è che gli imprenditori si concentrino solo sul breve termine e sull’emergenza dimenticando l’importanza di programmare.
Una volta pianificate le possibili reazioni alle varie ipotesi messe sul tavolo è necessario valutare quale strumento di sostegno alle imprese può rispondere alle esigenze specifiche dell’azienda. «Fondamentale - dice - ragionare caso per caso e cercare di capire quale canale è più rapido per ottenere un finanziamento o un supporto». Senza una pianificazione strategica il rischio è anche che l’azienda passi di mano. «Aziende con un valore di business importante ma in difficoltà finanziarie potrebbero diventare nei prossimi mesi dei target potenziali per i fondi di private equity e per gli investitori stranieri», conclude Palmieri.