Aziende, il paradosso dei depositi bancari a +56,6 miliardi

Aziende, il paradosso dei depositi bancari a +56,6 miliardi

Nel terribile 2020, definito da molti annus horribilis, i risparmi sui conti correnti delle aziende italiane, piccole e grandi, sono lievitati di 56,6 miliardi in un anno. Un dato, fonte Bce, che sembra paradossale ma che va analizzato per capire le strategie di sopravvivenza adottate delle piccole e medie imprese italiane in piena pandemia. La prima notizia è che non si tratta solo di un fenomeno italiano. I dati della Banca centrale europea ci dicono che a novembre 2020 su base annuale in Francia i depositi delle imprese erano saliti del 25,9%, in Germania +14,7%, nell’Eurozona +18,2% e in Italia +19,2 %. 

Si tratta di un comportamento di protezione di fronte alla grande incertezza legata alla pandemia e alla crisi economica globale. Un atteggiamento che si riscontra soprattutto nelle imprese di taglia più piccola. Come evidenzia l’Osservatorio Piccole Imprese Italiane realizzato da Nextplora, agenzia di Insight Management, su un campione di 1.200 realtà con fatturato fino a 10 milioni, si rileva che il 25% delle ditte individuali sta riducendo gli investimenti al fine di avere cassa per gestire gli imprevisti. Prevale  insomma la strategia del rinvio degli investimenti per Eurostat a quota -10% nel 2020 e previsti a +6% nel 2021.

Come ricordato anche da Dario Di Vico sulle pagine del Corriere della sera: «a raffreddare le motivazioni e il clima di fiducia delle imprese è stata innanzitutto la seconda ondata del virus e in sequenza il rinvio delle principali manifestazioni fieristiche e l’impossibilità per le aziende esportatrici di far viaggiare i loro manager». La buona notizia è che la voglia di investire degli imprenditori, in realtà, non è sepolta. Il desiderio  di ripartire è presente anche se in questa fase sembra prevalere la prudenza.

Di certo l’immobilismo ha i suoi limiti e alla fine della maratona «fuori dalla crisi» vincerà e sopravviverà chi utilizzerà le risorse stoccate al meglio. Magari investendo sulle competenze interne, sulle attività di e-commerce e sul marketing digitale. Fattori che si sono rivelati dei salvavita nel pieno del lockdown.

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