Il green pass e le sue regole, cosa cambia da settembre per i lavoratori

Il green pass e le sue regole, cosa cambia da settembre per i lavoratori

Settembre porta con sé molte novità per quanto riguarda il mondo del lavoro e il green pass, il certificato verde che attesta la vaccinazione, la guarigione o la negatività a Covid-19 dopo un tampone. Pochi giorni fa in conferenza stampa persino il premier Mario Draghi ha aperto alla possibilità di introdurre l'obbligo vaccinale ed estendere l'obbligo di green pass a una platea più ampia di lavoratori. Quest'ultima ipotesi riguarda in particolare gli operatori delle scuole per l'infanzia e la pubblica amministrazione. Ma quali sono le categorie interessate ad oggi dall'obbligo di green pass?

Posto che a livello normativo il green pass non è obbligatorio sul luogo di lavoro, fanno eccezione gli insegnanti e gli operatori sanitari. Dal primo settembre infatti tutto il personale scolastico deve avere la certificazione verde per poter svolgere la propria attività professionale in presenza. La sanzione per la violazione di questo obbligo è la sospensione del rapporto di lavoro senza retribuzione, dopo il quinto giorno di assenza per mancanza del green pass. Situazione analoga per i medici e gli operatori sanitari per cui è stato introdotto l'obbligo vaccinale (e quindi conseguentemente quello di green pass) a maggio. La vaccinazione è considerata requisito essenziale per l’esercizio della professione sanitaria e può essere evitata solo in caso di accertato pericolo per la  salute dovuto a particolari condizioni cliniche documentate. Per questa categoria si pone però ora la questione della scadenza del green pass che al momento dura 9 mesi: i primi certificati verdi dei medici scadranno infatti a fine settembre, e a ottobre il problema riguarderà almeno 700mila camici bianchi.

Resta poi il nodo delle altre categorie professionali.  Sul tema i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri hanno inviato una lettera al premier Mario Draghi. «Ribadiamo - si legge - il nostro assenso ad un provvedimento che il governo decida di assumere finalizzato a rendere la vaccinazione obbligatoria quale trattamento sanitario per tutti i cittadini del nostro Paese». Lavoratori inclusi, ovviamente.

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