La reportistica di sostenibilità: uno strumento strategico per le PMI

La reportistica di sostenibilità: uno strumento strategico per le PMI

Per avvicinare l’operato delle aziende ai temi dell’economia sostenibile occorre effettuare un passaggio culturale relativo alla definizione di creazione di valore.  Nell’ambito di questo tema si deve considerare che gli strumenti economico-contabili tradizionali non possono da soli sintetizzare il concetto di valore d’azienda.  Ad oggi, e sempre più nel prossimo futuro,  risulta fondamentale integrare l’etica d’impresa  nel proprio modello di gestione aziendale per la creazione di valore nel lungo periodo. Secondo questo nuovo modello, per etica di impresa non si intende semplicemente essere compliant verso una determinata normativa, ma significa utilizzare in modo strategico i 17 SDGs – Sustainable Development Goals – ONU definiti in ambito internazionale e integrarli nella propria realtà aziendale per garantire uno sviluppo economico in un’ottica sostenibile e, di conseguenza, creare valore per l’azienda e per tutti i soggetti a cui l’attività è rivolta.

Agenda 2030 e i 17 goals Onu

L’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile è un programma d’azione sottoscritto nel settembre 2015 dai governi dei 193 Paesi membri dell’ONU e ingloba 17 Obiettivi per lo sviluppo in un grande programma d’azione per un totale di 169 target. L’avvio ufficiale degli obiettivi per lo sviluppo sostenibile ha coinciso con l’inizio del 2016, guidando il mondo sulla strada da percorrere nell’arco dei prossimi 15 anni: i Paesi, infatti, si sono impegnati a raggiungerli entro il 2030.

I 17 SDGs coprono un ampio spettro di tematiche, da quelle in ambito sociale che avevano caratterizzato la precedente Agenda del Millennio, a quelle economiche e a quelle ambientali, inglobando le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile. Al tempo stesso le sfide che caratterizzano l’Agenda 2030 riguardano non solo i Paesi in via di sviluppo, a cui le Nazioni Unite sono da sempre chiamate a dedicare particolare attenzione, ma anche i Paesi ad economia avanzata.

L’Agenda 2030 rappresenta quindi un obiettivo che deve essere perseguito con i massimi sforzi: dai Governi e della Istituzioni pubbliche dei Paesi firmatari del programma, delineando tutte le misure politiche che consentano di dare attuazione a tali obiettivi; dal mondo delle imprese, cercando di massimizzare gli investimenti e gli sforzi necessari per tendere verso questi obiettivi in un’ottica di sviluppo eco-sostenibile.

Rendicontazione di sostenibilità nelle PMI e reporting

Il Dlgs 254/2016, di attuazione della Direttiva UE 2014/95 del Parlamento Europeo, prevedeva l’obbligo normativo di redigere una Dichiarazione Non Finanziaria per le società che avessero titoli quotati in mercati regolamentati (“Enti di interesse pubblico”), che avessero avuto in media nell’esercizio un numero di dipendenti superiore a 500 e almeno uno dei seguenti parametri: totale attivo di bilancio di 20 mln euro; totale ricavi di esercizio 40 mln euro. Contestualmente il decreto succitato prevedeva anche la possibilità per tutte le società non soggette all’obbligo di redigere una Dichiarazione Non Finanziaria volontaria in conformità alla normativa purché fosse redatta nel rispetto degli ambiti minimi di rendicontazione elencati nell’art. 3 del decreto, i quali ruotano attorno ad aspetti ambientali, sociali e di governance.

In un panorama in rapida evoluzione, per contrastare il cambiamento climatico e soddisfare gli obiettivi definiti in ambito internazionale, l’Unione Europea ha avviato un percorso intenso per riorientare i flussi di capitale verso attività ecosostenibili e, in ragione di questo, ha lavorato per estendere l’obbligo alla rendicontazione non finanziaria anche a soggetti in precedenza esclusi dal perimetro. In particolare, in aprile 2021 la Commissione Europea ha pubblicato la proposta di Direttiva sull’informativa non finanziaria aziendale che introdurrà l’obbligo, oltre che agli Enti di interesse pubblico, anche alle grandi aziende che abbiano i seguenti requisiti dimensionali: 40 mln euro di fatturato, 20 mln euro di attivo di bilancio e 250 dipendenti. Con questo passo in avanti, già a partire dal 2022 le grandi aziende dovranno adeguarsi e implementare un sistema di controllo di gestione ESG che gli consenta di supportare l’attività aziendale anche nel processo di rendicontazione dei temi che risultino rilevanti dal processo di materialità.

Oltre ad estendere il perimetro delle aziende target, la proposta di Direttiva:

  • richiede l’assurance delle informazioni rendicontate;
  • introduce requisiti di rendicontazione più dettagliati e l’obbligo di rendicontare secondo gli standard di rendicontazione di sostenibilità obbligatori nell’Unione Europea (che  dovrebbero essere adottati entro l’ottobre 2022);
  • richiede alle aziende di “taggare” digitalmente le informazioni riportate secondo gli standard ESEF, alimentando il punto di accesso unico europeo previsto nel capital markets union action 

Anche all’interno della bozza della nuova Direttiva europea CSRD è riconfermato il principio di “doppia materialità”, ereditata dall’impostazione normativa attualmente in vigore. Tale principio conferma la necessità per il legislatore europeo di portare le imprese a mettere in evidenza i fattori che maggiormente influenzano gli impatti generati nei confronti del contesto socio-ambientale, ma anche le tematiche socio-ambientali che, viceversa, hanno un’influenza sulla capacità delle imprese di creare valore.

Relativamente alle tempistiche di divulgazione degli standard (in definizione dall’EFRAG), il primo set sarà approvato entro il 31.10.2022 e il secondo set, compresi quelli settoriali e per le PMI, entro il 31.10.2023, con un programma di revisione triennale.

Il testo della direttiva sarà soggetto ai negoziati tra Parlamento e Consiglio dell’UE, che condividono il potere legislativo con la Commissione. Se si giungerà a un accordo entro la metà del 2022, la direttiva sarà adottata a partire dal 2023, quindi le imprese saranno tenute a divulgare le informazioni di sostenibilità a partire da gennaio del 2024, sui dati relativi al 2023. Le PMI, invece, potranno iniziare a rendicontare tre anni più tardi, quindi in questo caso dal 2027 su dati del 2026.

Mentre si svolgeranno i negoziati tra le tre istituzioni (il cosiddetto “trilogo”), l’EFRAG svilupperà gli standard comuni di reporting, che dovranno essere inviati alla Commissione entro metà del 2022.

Ad oggi le PMI risultano escluse dall’obbligo ma l’evoluzione normativa porterà ad un’ulteriore estensione nei prossimi anni che coinvolgerà anche questo target aziendale. Ciononostante, niente esclude che possano sfruttare la possibilità di redigere una DNF volontaria ed essere conformi alla normativa e cogliere opportunità che il mercato può offrire in termini di maggiore visibilità, ottimizzazione della filiera di prodotto, valorizzazione dei rapporti con gli stakeholder e maggiore accessibilità a finanziamenti agevolati connessi a investimenti ESG.

I soggetti che ad oggi redigono in forma volontaria e, di conseguenza, potendo adottare forme semplificate, non essendo ad oggi soggetti a nessun obbligo pur essendo in conformità alla normativa, tale dichiarazione prende il nome di Reportistica di sostenibilità. Questo strumento deve fornire tutte le informazioni necessarie a comprendere il modello aziendale di gestione e organizzazione delle attività con riferimento alla gestione dei temi ESG – Environment, Social e Governance – contenuti nella normativa, e quindi le politiche praticate dall’impresa e i risultati conseguiti grazie ad esse ed i relativi Key performance indicator di carattere non finanziario; i principali rischi, generati o subiti, legati ai temi di cui sopra che derivano dalle attività dell’impresa (dai suoi prodotti, servizi o rapporti commerciali, incluse, le catene di fornitura).

Gli SDGs dell’Agenda 2030 non sono semplici obiettivi politici, ma rappresentano un’opportunità per il mondo delle PMI nel perseguire uno sviluppo economico di lungo periodo in linea con gli obiettivi delineati in ambito internazionale e nel rispetto dell’ambiente, inteso come ambiente naturale e come comunità di stakeholder, in cui l’azienda opera. Lo strumento che consente di dare attuazione a tali obiettivi e di stimolare l’imprenditore al “fare sempre meglio” è la Reportistica di sostenibilità.

Dunque, la Reportistica di sostenibilità fornisce all’imprenditore uno strumento che misura gli sforzi e i traguardi raggiunti sotto il profilo ESG, che da’ una rappresentazione all’esterno di questi risultati e che consente di migliorare i rapporti con tutti gli stakeholder di riferimento. Oltre che, di riflesso, migliorare anche dal punto di vista economico-finanziario per via di una maggiore gestione dei rischi e un’efficiente uso delle risorse, intese come materie e capitale umano, impiegate nei processi di produzione.

S CO A – ESG ITALIA

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