ChatGpt e Ai, quali sono i lavori più a rischio?

ChatGpt e Ai, quali sono i lavori più a rischio?

Chat Gpt potrebbe cambiare il mondo del lavoro. Il rapido sviluppo dell’intelligenza artificiale (AI) potrebbe infatti portare nel lungo periodo alla sostituzione di alcuni mestieri che si basano sulla scrittura e sull’analisi dei contenuti. A dirlo è uno studio di Goldman Sachs citato dal Financial Times intitolato “The Potentially Large Effects of Artificial Intelligence on Economic Growth”In dieci anni si parla di una sostituzione potenziale con sistemi di intelligenza artificiale per 300 milioni di lavoratori nel mondo.

I settori che verranno maggiormente colpiti, secondo il report, saranno quelli relativi ai servizi (esposti per oltre il 40%), ma anche quello bancario e finanziario. Meno esposti gli operai e gli artigiani, che non dovrebbero temere di perdere il proprio posto di lavoro a causa della diffusione sempre più capillare dell’Ai. Si salvano, per così dire, anche i lavoratori del settore edile e delle manutenzioni (carpentieri, imbianchini, idraulici) e i lavoratori del mondo della ristorazione (camerieri, cuochi, baristi).

Nel report si spiega che circa due terzi dei lavori attuali «sono esposti a un certo grado di automazione». Il che non significa per forza disoccupazione ma anche evoluzione del lavoro. Secondo gli autori la maggior parte dei lavoratori impattati potrebbe essere sollevata dallo svolgimento di circa il 50% dell'attività senza però perdere il posto. ChatGpt o altri software potrebbero, ad esempio, essere utilizzati come strumento in più: dai giornalisti per gestire più informazioni nella preparazione di un articolo o dai legali per trovare riferimenti normativi tra milioni di leggi e volumi. Un caso recente è quello dell'Alta Corte del Punjab che ha utilizzato il bot ChatGpt di OpenAI durante l'udienza di una richiesta di libertà provvisoria. Il bot ha richiamato i principi che portano i giudici a rifiutare richieste analoghe propendendo per il no alla richiesta. 

L'indagine evidenzia infine come la capacità di generare contenuti in modo automatizzato senza intervento umano possa favorire la crescita economica. E portare a «un progresso significativo facendo aumentare il PIL globale annuo del 7% nei prossimi 10 anni». Certo, al costo di milioni di posti di lavoro.

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