Inflazione, perché resta alta in Italia e in Europa?

Inflazione, perché resta alta in Italia e in Europa?

Resta alta l'inflazione in Italia. Secondo l'Istat l’indice nazionale dei prezzi al consumo ad aprile registra un aumento dello 0,5% su base mensile e dell’8,3% su base annua, da +7,6% del mese precedente. L’accelerazione del tasso di inflazione è legata all’aumento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +18,9% a +26,7%). Ma resta stabile l'inflazione di fondo a +6,3%, così come quella al netto dei soli beni energetici (a +6,4%). La domanda è quindi perché non scende? Ci sono più concause e per comprenderle è utile guardare alla cronaca recente.

Dopo anni di inflazione molto bassa tra agosto e ottobre 2021 il caro prezzi in Europa tocca un primo picco. Per la Bce sono due le cause: la rapida riapertura delle attività economiche e il rincaro dei beni energetici. L'economia nel post pandemia è poi rimbalzata. I consumatori hanno ripreso ad acquistare e le imprese hanno potuto incrementare i prezzi senza perdere clienti. Non tutti i settori si sono però mossi allo stesso ritmo. Alcune aziende per rispondere all'aumento della domanda hanno dovuto ricostruire le catene di approvvigionamento. Da qui la carenza di container, il boom dei costi di trasporto delle merci e i rincari sulle materie prime. Una situazione durata per tutto il 2022 con le imprese costrette, posto anche il caro energia e l’impatto economico dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, a trasmettere i costi alla clientela applicando prezzi più elevati.

Oggi però come ricorda Ferruccio de Bortoli sul Corriere se l’inflazione è troppo alta in Europa e in Italia «è anche perché le imprese hanno alzato i prezzi con l’aumento delle materie prime, però poi si sono dimenticate di ridurli o almeno di interrompere il ciclo dei rincari quando il costo del gas, del petrolio, del grano o del rame sono scesi». Un’inchiesta di Le Monde, a cura di Philippe Escande, parla di una «rivincita» silenziosa degli industriali sui consumatori. Al netto delle possibili speculazioni, che la Bce ha ritenuto plausibili, però è anche vero che la dinamica di aggiustamento dei prezzi richiede tempo.

Per l'Italia sugli extraprofitti da inflazione è arrivata la risposta del Centro studi degli industriali nel suo rapporto trimestrale. «La dinamica dei profitti unitari in Italia è stata molto diversa. La crescita totale è molto più bassa che nell'Eurozona: pari al 3,5% rispetto al 2021. I settori che hanno registrato aumenti significativi sono l'energetico-estrattivo e il commercio (+8%). Al contrario, in Italia hanno subito una flessione dei profitti unitari sia i servizi (-2,6%) che le costruzioni (-3,8%) e la manifattura ha visto un forte calo (-8,1% in media nel 2022), e questo nonostante il recupero nell'ultimo trimestre», annotano gli economisti di viale dell'Astronomia. Per  l'Eurozona nel 2022 invece si vede un aumento dei profitti unitari (in media dell'8,1%)  «con un boom per il commercio (19,4%), le costruzioni (17,6%) e i settori energetici-estrattivi (43,4%). Nella manifattura i profitti  sono cresciuti del 10,3%, restano invece stabili i servizi».

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