Extraprofitti delle banche: quanto hanno guadagnato (e i dubbi sulla tassa)

Extraprofitti delle banche: quanto hanno guadagnato (e i dubbi sulla tassa)

La tassa sugli extraprofitti delle banche, caldeggiata dal governo Meloni, incontra la bocciatura Bce. La presidente Christine Lagarde ha ammonito:  «Cautela sulla tassa, crea quadro fiscale incerto». Il dibattito in Italia resta però aperto per l'esecutivo anche alla luce dei guadagni registrati dalle banche.

Secondo uno studio del Sole 24 Ore nel primo semestre del 2023 le principali banche italiane (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Mediobanca, Banco BPM, BPER e MPS) hanno ottenuto un +60% di profitti rispetto allo stesso periodo di un anno fa. In cifre si parla di un aumento che vale 11 miliardi di euro. Il boom degli utili, che ha spinto anche i sindacati dei bancari a chiedere aumenti contrattuali, si lega all’aumento dei tassi di interesse sui mutui e prestiti dell’ultimo anno, causato a sua volta dai rialzi dei tassi di interesse decisi dalla Bce per fermare l’inflazione (l'ultimo peraltro deciso il 14 settembre).

L'Abi, l'Associazione bancaria italiana, dal canto suo respinge il concetto di "extraprofitti" degli utili nel settore bancario. Parlando in audizione alle commissioni del Senato il dg Sabatini ha sottolineato: «L'extra-profitto si riferisce a una situazione specifica, quella in cui un'impresa godendo di una posizione di monopolio od oligopolio può fissare il prezzo dei suoi prodotti ricavando un profitto superiore a quello determinabile in un mercato concorrenziale. Questa situazione è assente nelle banche» che sono «in forte concorrenza nell'intera area dell'euro e per quella di fintech e big tech».

Alcuni tecnici ed economisti hanno quindi sollevato la questione della costituzionalità della tassa. La Banca centrale europea sottolinea che «occorre prestare cautela per garantire che l’imposta straordinaria non incida sulla capacità dei singoli enti creditizi di costituire solide basi patrimoniali e di effettuare adeguati accantonamenti per maggiori svalutazioni e un deterioramento della qualità creditizia». Che colpirebbe da ultimo anche i cittadini. 

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