Pnrr, lo scoglio della terza rata e cosa rischia l’Italia?

Pnrr, lo scoglio della terza rata e cosa rischia l’Italia?

Conto alla rovescia per l'accordo sul Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza. Il ministro per gli Affari europei, il Sud, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, ha incontrato in questi giorni a Bruxelles il commissario all'Economia Paolo Gentiloni. Al centro dei colloqui il tema del Pnrr alla luce dei contatti in corso tra governo italiano e Commissione europea sulla terza e sulla quarta rata, sulla modifica del Piano e sul capitolo integrativo RePowerEu,  il fondo destinato a finanziare la transizione energetica che nascerà con la riprogrammazione degli interventi del Piano.

Dal governo si dicono fiduciosi tanto che non segnalano nessun problema sull'erogazione della terza rata del Pnrr. L'opposizione parla però di risorse a rischio. L’Italia ha incassato 67 dei 191,5 miliardi che le sono stati accordati per il Pnrr tra prefinanziamento, prima e seconda rata. Manca all'appello la terza rata da 19 miliardi, bloccata in attesa del via libera formale della Commissione europea. L’approvazione dovrebbe arrivare a breve ma per l’erogazione serviranno settimane tanto che i fondi potrebbero essere disponibili non prima di settembre causando lo slittamento della quarta rata. L'erogazione della quarta rata è già sotto la lente di ingrandimento. Ed è proprio sul raggiungimento degli obiettivi per avere quei 16 miliardi che l'esecutivo ha aperto una trattativa con Bruxelles.

«Abbiamo proposto una serie di modifiche agli obiettivi - spiegano sempre fonti dell'esecutivo riportate dall'Ansa - e siamo in trattativa con la commissione Ue». È in atto un confronto perché, si ribadisce ancora, il percorso stabilito per il Pnrr è stato stabilito dal governo guidato dall'ex premier Draghi con Bruxelles. L'intenzione del governo Meloni è travasare le risorse: il finanziamento dei progetti legati al Pnrr che sono bloccati tra bandi e burocrazia, potrà essere spostato sui fondi europei cofinanziati dall’Italia, che hanno un orizzonte temporale più lungo di spesa. Così da liberare risorse nel Pnrr per le nuove misure del Repower-Eu.

Tra i nodi da sciogliere più critici c'è quello per la costruzione dei nuovi asili nido. Le criticità riguarderebbero il bando formulato dal precedente esecutivo, il ritardo dei comuni e gli obiettivi fissati da Bruxelles. Pesa in breve la storica incapacità italiana di spendere bene le risorse che arrivano dall'Europa.

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